giovedì 23 agosto 2007

Serafino Beconi

Ci sono artisti che attraversano il proprio tempo sempre inadatti a questo. Stanno lontani dai suoi clamori; lo vivono quasi ignorandolo, spesso rappresentandolo, attraverso bagagli d'immagini del passato.
Altri hanno il cuore scoperto agli avvenimenti, ai fatti, ai giorni; sono da questi ammaliati, non riescono mai a liberarsi da quei rumori e clamori; anche la pittura ne diventa un capitolo, la ricerca di una risposta a una domanda che è la vita reale a formulare, non quella dei segni o dei toni dei colori.

Serafino Beconi ha partecipato di entrambe queste due anime. Non è stato un inventore o un precursore, nel senso proprio che questo termine serve a connotare l'opera di un artista. I suoi bagagli artistici, ampi e profondi, ricapitolavano un secolo di pittura, non anticipavano o partecipavano a un altro.
Eppure mai abbiamo avuto l'impressione, davanti ai suoi quadri e alla sua opera che il suo linguaggio additasse un mondo interiore che più non era, che rincorresse qualcosa che non apparteneva al dolore, o alla felicità quotidiana. Mai abbiamo scorto in Serafino scene e insegne di un mondo scomparso, e ora  riproponibile solo nella tavolozza e negli stilemi di una qualche provincia.

Al contrario s'avvertiva nella sua opera l'inquietudine dell'uomo davanti al proprio tempo: sembrava quasi chiedere una luce, lui, alle luminose scene, da lui stesso composte sulla tela. 
E questo non tanto per le forme e figure rappresentate, quanto per l'anima che a quelle si è accostata legandosi a esse; ed ancora - per il miracolo della pittura - in quelle percepibile:  rimanendo così ugualmente sospesi tra dubbi e sicurezze, incertezze a volte, alle quali vorremmo rispondere con un urlo certo e profondo, di cui qualche volta si è capaci, forse per incoscienza, o maturità.
Arturo Lini

L'eccidio di Sant'Anna.
L'eccidio di S. Anna, che Beconi compose principalmente dal 1959 al 1964 - anche se già a partire dal 1951 aveva composto alcuni disegni ispirati dalla cronaca di quei fatti - è un voluminoso ciclo pittorico tratto dalla luttuosa pagina che nel paesino versiliese di S. Anna, situato nel comune di Stazzema, si scrisse il giorno 12 agosto 1944 quando truppe naziste perpetrarono, per pura rappresaglia, una strage di 560 civili, tra cui donne e bambini.

Questo di Beconi è uno degli episodi più alti della pittura figurativa italiana del XX secolo. Ancora ignorato dalla storiografia ufficiale ripercorre, attraverso diverse scene o quadri, i momenti di quella tragica giornata, culminata nel rogo delle vittime. L'eccezionalità dell'opera di Beconi è di aver ricomposto tanta emozione - sortita nell'uomo - in pure forme pittoriche; eternando cioè quei fatti in un universo estraneo al tempo e alle sue leggi. Anche ai suoi dolori se vogliamo, in quanto la pittura è anche questo, separando la storia dal degrado del tempo, dal trascorrere della memoria, e in ultimo dalla dimenticanza.

I disegni di Serafino
, di Manlio Cancogni
Nessuna delle arti figurative è difficile come l'arte del disegno. Ingres diceva che essa rivela la probità dell'artista. E' vero. Con la pittura e la scultura si riesce a barare (e quanti l'hanno fatto specie nel nostro secolo); col disegno no. Pittura e scultura alla meno peggio si arriva ad impararle. Il disegno è un dono: o hai l'occhio e la mano per cogliere l'essenza dell'oggetto, o non ce l'hai. Prendiamo il caso di Serafino. Nella scultura e soprattutto nella pittura lo vedi in preda a un dubbio perenne. 
La sua è una ricerca infinita che di rado si appaga. Il più delle volte dà l'impressione ch'egli abbia lasciato il lavoro incompiuto e con la voglia di riprenderlo. Mentre disegna invece, Serafino va a colpo sicuro. Specie nei ritratti. Dopoché il suo occhio, in apparenza disattento, ha penetrato il carattere del soggetto, la mano non sembra abbia difficoltà a seguire il filo che l'occhio dipana via via dal gomitolo della mente. Spesso, estratta e fissata l'idea dalla mobilità dell'immagine, il segno procede pulito, senza correzioni o ripensamenti, come se la mano che impugna la matita o la penna, una volta mossa, non si sia concessa nemmeno un attimo di pausa arrivando con un unico tratto a compiere l'intero percorso.


Brevi note

Serafino Beconi nasce a Torre del Lago nel 1925. Nel 1945 si diploma maestro. Nel 1954 entra a far parte del Centro versiliese delle arti con Marcucci, Santini, Catarsini, Pardini e altri. Partecipa a varie collettive e tiene molte mostre personali. È del 1964 la mostra in cui espone per la prima volta i quadri del Ciclo di S'Anna con 140 opere e 75 disegni, a Viareggio. 
Nel 1974 replica della personale dell'eccidio di Sant'Anna a Pietrasanta. Nel 1980 fonda l'associazione Artisti Versiliesi. Nel 1990 fonda il periodico trimestrale Sinopia il cui numero 0 esce a novembre. Tra le sue ultime esposizioni ricordiamo nel 1993 "Le ragazze della Costanza" e nel 1994 una mostra di scultura a Villa Borbone di Viareggio. Si spegne nella sua casa di Viareggio, dopo una lunga malattia, la mattina del 27 febbraio del 1997.

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