sabato 5 marzo 2016

Guiso Graziano, una storia di oggi

Una storia di oggi, testo in catalogo alla mostra Alla luce della luna, di Guiso Graziano, palazzo INA, Carrara 10.9.2009.

Stimato allievo di Pier Carlo Santini, conosciuto come docente insieme a Silvio Coppola e Bruno Munari presso l'Accademia di Carrara - tanto che il critico toscano lo inviterà più volte nella stretta cerchia dei suoi pittori preferiti in importanti appuntamenti espositivi quali Diciotto artisti in Valdinievole, a Montecatini Terme nel 1991, e Il Mare mostra tenuta a Marina di Massa nel 1992 - Graziano Guiso comincia, fin dalle prime esperienze pittoriche a costruirsi e ricamarsi un proprio personale telaio dove poi stendere e affusolare i segni e i colori, scelti fin da subito tra quelli acrilici.

Ma l'attenzione del pittore sembra volgere verso il fondo, il supporto che andrà poi ad accogliere il suggello della forma e del colore, impregnato della liquida stesura in un percorso suggestivo, svolto prima andando a velare le superfici delle tele comperate con impasti di propria preparazione, quindi passando nel tempo a supporti diversi da quelli tradizionali fino a trovare in un particolare tipo di carta, artigianalmente lavorata presso una cooperativa di Quercia, nel comune di Aulla e poi personalmente da lui trattata, un supporto ideale alle proprie composizioni.

Atteggiamento e abito questo condiviso da molti artisti, e non parlo tanto di botteghe rinascimentali ognuna creatrice e gelosa di un proprio ricettario, come ci racconta il Vasari, ma anche di artisti moderni e contemporanei, custodi del loro segreto impasto tanto da non condividerlo o rivelarlo mai a nessuno.
I soggetti che vediamo abitare i suoi quadri gli nascono dentro, direi che gli si rivelano in un pensiero, un'idea. È quest'ultimo un termine che spesso ritorna parlando con Graziano di pittura, tanto che nel suo vocabolario sembra aver sostituito quello di "modello". E pur essendo egli un pittore inscrivibile nelle correnti dell'arte figurativa, sembra quasi condividere un'ispirazione "astrattista" che vuole in sé, solamente nel proprio animo e celata nei registri della memoria o della fantasia, la forma e figura che darà vita alla tela. Sbaglieremmo però, continuando ancora in questa strada, a voler vedere in Guiso una qualche reminiscenza o predisposizione surrealista: parlando con lui ci si accorge di quanto sia distante dalle tematiche dell'ispirazione inconscia, così com'è sintetizzata nel manifesto di André Breton del 1924, e come la nascita dell'opera non sia affidata alle rivelazioni e ai suggerimenti del "mondo del sogno" ma prenda corpo in un progetto, spesso nato da un'occasionale scintilla, come nell'occasione di questa attuale mostra partorita dalla vista di un manifesto strappato.

Altre volte frutto di meditazione, ma che comunque finisce per coordinare il percorso creativo ad una linea-guida dove le figure che lo animeranno, queste si dettate nella loro visibile forma dall'anima o dalla mente del pittore, vengono a popolare una scena già contrassegnata e delimitata. "Preferisco essere un pittore delle piccole storie, i cui soggetti già vivano in me" dice di sé quasi nello spirito di un medievale miniaturista, curvo tra inchiostri e carte a illustrare ed esporre la evangelica storia.

In questa accezione vediamo nascere alcune delle sue mostre più suggestive: come Con gli occhi di Pinocchio del 2003 e La tavola dell'immaginario del 2006. Nella prima, a cura di Ferruccio Battolini, gli animali e i personaggi che tutti conosciamo abitare la novella scritta nel 1883 da Collodi, alias Carlo Lorenzini, sono resi così come si presentavano alla creatura di legno; anche se dobbiamo sottolineare che fonte di ispirazione non è stato tanto il corredo di trasposizioni figurative o illustrative, e anche cinematografiche, che hanno accompagnato e seguito la favola fin dal suo apparire, quanto la lingua stessa di Collodi, il suono e il ritmo fonetico in cui si dipana la storia, che ha quasi dato vita alle scansioni spaziali, alle posture e figure, in cui si muovono i personaggi.

Quindi La tavola dell'immaginario, curata da Luisa Passeggia, nel 2006 dove "la tavola costituisce il tema centrale di questa serie di dipinti all'interno dei quali, attraverso la transizione di svariati modelli figurativi, è possibile riconoscere, in un raffinato gioco poetico di forme, luci e colori, il singolarissimo divertissement dedicato ai maestri del passato" come scrive la stessa curatrice nel preciso testo che accompagna il catalogo della mostra. Dove possiamo vedere nel magico spazio di una tovaglia gli oggetti che ne sono corredo - piatti, bicchieri, forchette, frutta, pietanze ecc - prendere la forma dell'ispirazione che guidò il "maestro", di volta in volta alla tavola di Guiso, verso gli stilemi e i simboli dei suoi capolavori. Dalla conchiglia della Venere di Botticelli, alle forchette contrapposte di Capogrossi; dal taglio sul piatto di Lucio Fontana al tavolo rosa di Picasso.

Oggi, in questo nuovo appuntamento espositivo Guiso conferma le caratteristiche, stili e procedimenti, che fino ad ora lo hanno condotto e guidato: la predilezione per un fondo "vivo e brulicante"; l'attenzione ad una partitura pittorica scabra ed essenziale, sviluppata in accordo con il fondo e le sue assonanze e corrispondenze; il gusto delle sovrapposizioni, delle velature che non celino od oscurino il sottostante strato ma anzi ne esaltino motivi e decorazioni attraverso raffinate modulazioni tonali. Le sue carte, dove poi fiorirà il colore, questa volta sono formate da sovrapposizioni di diversi manifesti pubblicitari, ora uniti in un unico spesso corpo, che Guiso stesso si procura nelle sue notturne visite ai luoghi di pubblica affissione.

A volte il lato deputato a farsi pittura è quello che si offre alla vista, esposto al pubblico; a volte è il lato incollato, quello nascosto e invisibile, ad attirare l'attenzione e le cure del pittore. Un décollage quindi, un procedimento simile a quello di un Mimmo Rotella, per citare uno dei più famosi frequentatori di questa tecnica, solo che qui il pezzo o lo strato di carta usato sono plasmati non per se stessi o per la propria struttura, ma all'interno di quella linea-guida che già abbiamo accennato governare l'opera e la produzione pittorica di Guiso.

I colori irrompono poi sulla carta già elaborata attraverso la stesura di un fissativo, ancorante e rinforzante, e quindi modulata e modellata dall'artista, sparsi in particolari punti e in diverse quantità dettate dalla sensibilità del pittore. A sua volta questa composizione, che va a simboleggiare la forma di una montagna, nelle sue cime, anfratti, coste o canali, viene posata su un cartoncino, poi impreziosito dai colori e velature, formando nell'insieme quasi un bassorilievo con la chiara forma di terra che sembra staccarsi dal fondo più scuro della notte accesso dai chiari della luna e di siderali spazi e costellazioni.

A volte scorrendo questi suoi ultimi dipinti sembra di essere davanti ad una delle cinque versioni de l'Isola dei morti che Böcklin dipinse tra il 1880 e il 1886, nella raffigurazione pervasa da un silenzioso stupore, quasi l'accesso ad un luogo metafisico e primario, di cui poi le forme terrestri siano la traccia e memoria, pur nelle differenze tra un ambiente marino e uno di montagna.
In realtà questo richiamo ad una pittura e un armamentario metafisico, i cui soggetti siano quindi estratti dal reale loro scorrere in uno spazio temporaneo che li ospita e circonda per andare a posarsi e abitare in un ambiente e un paesaggio astorico, insensibile ed estraneo al normale scorrere del tempo, può trovare qualche ospitalità nella pittura di Guiso.

Pur nelle dovute cautele di non volere riversare interamente il suo habitus e il suo baglio tecnico e stilistico in questo universo, quest'ultima serie di lavori ci rende la percezione di un ambiente, tanto reale nella propria disposizione naturale e geografica, quanto però condotto, dalle lavorazioni e dalle magie del pittore, ad una propria intima essenza che sembra, più del nostro terrestre globo, abitare un iperuranio platonico: il mondo tratteggiato dal filosofo greco, e da lui posto al di là del cielo, dove risiedono le idee, termine quest'ultimo assai caro al pittore. Così a volte in alcune composizioni sembra alzarsi l'anima stessa della montagna, rivestita di un chiaro prezioso mantello.

Ma il nome che più frequentemente viene alla mente, davanti a quest'ultima serie di dipinti, è quello della poesia; del resto lo stesso Ferruccio Battolini ne segnalava fervida e discreta ad un tempo la predisposizione poetica: Hölderlin, Leopardi, Novalis, Rilke, i grandi cantori delle atmosfere notturne, i cui viaggi umani e poetici spesso avevano per contrappunto il silenzioso cielo stellato.
"Alle cave di notte stupisce il silenzio, contrapposto al rumoroso fervore diurno, il loro colloquio con la luna, tra terra e cielo" dice lo stesso pittore trovando forse in queste parole il cuore e l'origine di queste sue delicate composizioni, ritornando con la mente ai viaggi notturni, alla luce della luna sospesa sulla cresta dei monti, tra le amate montagne.

"Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti / E l'immobilità dei firmamenti / E i gonfi rivi che vanno piangenti / E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti / E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti / E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
Così gli immortali versi di Dino Campana, tratti da La Chimera, dai suoi Canti Orfici, pubblicata una prima volta nel 1912 con il titolo La Montagna – La Chimera, che fanno da contrappunto e testimonianza non di un suo itinerario alla Verna, avvenuto intorno al 1910, bensì di un precedente viaggio fatto alle Alpi.

E ci si stupisce alla voce di questo racconto che abbiamo ora tratteggiato, e delle immagini che vengono ad illustrarcelo, come quando dice di aver fatto vedere i quadri agli amici cavatori per trovare conferma in loro di quelle atmosfere e di quelle sensazioni. Sembrerebbe quasi una storia di ieri, del tempo passato, ma invece no, fortunatamente è una storia di oggi che nobilita questo nostro mondo fatto di forme e colori.
Arturo Lini, settembre 2009

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